Siamo quasi 7 miliardi al mondo e l’Onu ha già stimato che nel 2040 sul nostro pianeta ci saranno 9 miliardi di abitanti. C’è un problema, però, perché saranno più i vecchi dei giovani. I Paesi prosperi, infatti, sono in calo demografico a causa della diminuzione dei tassi di natalitè e intanto la vita media si allunga. Di questo passo quelle che oggi sono considerate le tre colonne dell’economia mondiale, ossia Giappone, Unione Europea e America si ritroveranno con un rapporto tra cittadini giovani e anziani che diventerà insostenibile. L’invecchiamento della popolazione avrà un impatto dirompente sulla crescita economica: il più intuitivo è ovviamente dato dalla sostenibilità della spesa per le pensioni, ma le implicazioni sono anche sulla sanità, gli investimenti, il mercato del lavoro e la riscossione dei tributi oltre alla capacità di fare innovazione. Detto in parole povere sarà difficile mantenere l’attuale status sociale con peggioramento del tenore di vita. Stando al rapporto pubblicato dal dipartimento per gli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite, l’attuale ritmo di invecchiamento non ha eguali nella storia.
Nel 2045, infatti, il numero delle persone ultrasessantenni è previsto ad un livello superiore rispetto al numero dei minori di 15 anni. E poiché non è previsto, per il futuro, un significativo aumento nei livelli di fertilità, l’invecchiamento della popolazione risulta praticamente irreversibile. Altri rapporti delle Nazioni Unite, invece, hanno preso in esame anche i problemi demografici di alcuni Paesi. In Giappone, per esempio, dove questo processo è già iniziato e quindi si registra un vasto numero di anziani rapportati ai giovani è da quasi 20 anni che non c’è crescita. Un editoriale pubblicato sul quotidiano Japan Times, infatti, si legge che, secondo stime del Ministero per la Salute, la popolazione giapponese scenderà sotto la soglia dei 90 milioni nel 2055 con una quantità esagerata di pensionati. Oggi i giapponesi sono poco meno di 128 milioni. Anche in Russia il ricambio generazionale è sempre più precario senza parlare dell’Europa che è già vecchia. In Italia, per esempio, negli ultimi 20 anni il tasso degli over 80 è aumentato del 150%. Questi i numeri presentati nel Sesto volume dei «Quaderni del ministero della Salute» dove risulta che il nostro è uno dei Paesi più longevi non solo in Europa ma anche nel mondo. Si salvano, per il momento alcune nazioni del Sol levante ma anche gli Stati Uniti, grazie ad un controllo del tasso di natalità. Ma l’incognita maggiore è rappresentata dall’Africa che, con altri Paese poveri, registra invece un’inversione di tendenza con l’incremento demografico più consistente. A questo punto l’unica chance disponibile contro il flusso dell’invecchiamento andrebbe puntata sull’immigrazione. Così, nei prossimi decenni, il baricentro economico sarà destinato a spostarsi verso quei Paesi che sapranno sviluppare quanto prima corrette e dinamiche politiche sociali e sociologiche.
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