Fleximan… ha colpito ancora. Ha preso di mira un altro autovelox
e questa volta ha lasciando la sua firma: “Fleximan sta arrivando”.

Cerchiamo di capire la psicologia che c’è dietro e le motivazioni sociali al gesto.
al fine di capire perché l’Italia sta trasformando un vandalo in un eroe?

Innanzitutto, dobbiamo premettere che stiamo parlando di episodi di vandalismo che,
sebbene vengano inneggiati in rete, non vanno certo incoraggiati, ma al contrario denunciati!
Anche perché qui siamo in quella che il diritto italiano definisce apologia di reato.

Se vuoi puoi guardare il video: https://www.youtube.com/watch?v=XskK729rO_Q&t=70s

In effetti sta succedendo qualcosa di socialmente anomalo,
ossia da una parte ci sono uno o più soggetti misteriosi che segano gli autovelox
e dall’altra ci sono gli automobilisti che li inneggiano…
in una protesta che sta guadagnando sempre più consensi…
ma perché accade questo e chi potrebbe esserci dietro?

Innanzitutto, possiamo ipotizzare che probabilmente si tratta di uno o più cittadini
stimolati ad armarsi di flessibile
perché spinti da sentimenti di rabbia, frustrazione o alienazione.

Si tratta certamente di soggetti che hanno identificato
questa forma di espressione vandalica
per esternare questa loro ribellione e rabbia.

Ed hanno così tanto seguito perché in parte,
ricalcano la stessa Rabbia e frustrazione
che provano ogni giorno gli automobilisti sulle strade,
e che Fleximan sembra proprio interpretarla pienamente.

Per questo e la gente inneggia la sua figura,
quasi fosse una forma di riscatto sociale.
Tanto che addirittura è comparso pure un murales,
sui muri di Padova, stile Banksy.

Ed è per questo che questi episodi, partiti da alcune provincie del Veneto
rischiano anche di venir emulati in altre zone d’Italia
spingendo altri
individui ad imitare l’abbattitore di autovelox.

Questo accade perché la rabbia è tanta.

La rabbia in psicoanalisi è il fuoco dell’anima

La rabbia spesso viene identificata come un senso di vuoto
e collegata a relazioni genitoriali imperfette.
Quindi un’assenza di quell’amore che serve a nutrire e strutturare la nostra personalità.

Ovvio c’è caso e caso,
ma anche per Fleximan il propulsore resta la rabbia, la vendetta.
che porta il soggetto ad attivare
questi meccanismi psicologici ripetitivi e disfunzionali.

E’ pur vero, però, che negli ultimi anni
c’è stata una vera e propria semina di autovelox

Secondo i dati l’Italia è il Paese che ne conta di più in Europa,
oltre 14mila.
e che da deterrenti per la sicurezza stradale,
oggi vengono sempre più percepiti
come strumenti a disposizione delle amministrazioni locali per fare cassa.

Con soldi che non sempre vengono spesi
per il miglioramento della viabilità
anche perché basta guardarsi in giro e trovare manti stradali dissestati
e carente manutenzione della segnaletica.

Per questo la gente è arrabbiata e per questo
gli autovelox non piacciono!

E qui entra in gioco Fleximan,
che rappresenta l’insoddisfazione italiana contro
queste versioni delle politiche di sicurezza stradale
e di controllo governativo.

Ed è qui che entra in gioco il popolo della rete
con il suo inneggiamento di consensi,
tanto che ormai stanno nascendo gruppo social
pronti a sostenere le spese legali
semmai Fleximan dovesse essere identificato e denunciato.

Ma questo misterioso soggetto,
spinto dall’insofferenza verso gli eccessi burocratici
è certamente pervaso anche da una strana Sensazione di impunità
che lo spinge ad agire senza calcolare le conseguenze,

Anzi, adesso firma pure le sue opere,
e per questo è probabile che continuerà ad utilizzare il suo flessibile
nel simboleggiare quella ribellione
che si sta trasformando in una sfida contro le autorità.

Una forma di esasperazione che, in fondo in fondo,
riflette l’ambiguo desiderio di ogni automobilista
nel disobbedire le regole per arrivare prima a casa o al lavoro.

Ma ricordiamo che la vera libertà non è fare quello che ci frulla in testa.
Non è segare autovelox.
Perché quando la protesta diventa vandalismo,
le ragioni di partenza, purché valide, perdono di credibilità.

Massimiliano Gianotti
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